Giovanissimi Elite.
Cognome: Ghiotto
Nome: Filippo
Ruolo: Allenatore
Ciao Filippo volevo farti qualche domande
1. Prima di iniziare ad allenare giocavi a calcio?
Si, ho iniziato a sei anni facendo tutte le giovanili. Ho smesso a 19.
2. Dove hai giocato prima di fare l’allenatore e in che ruolo?
Ho giocato a Montecchio fino ai giovanissimi, poi ho militato negli allievi e juniores del San Pietro. Facevo il centrocampista, all’occorrenza anche il terzino.
3. Come mai hai deciso di fare il mister?
Ho seguito il sentiero tracciato da papà, inizialmente gli facevo da secondo (stagione sportiva 98/99….), con il passare del tempo mi sono reso conto che la passione per “la panchina” cresceva. Ho capito che non era solo un hobby e per migliorarmi e acquisire nuove competenze a 21 anni ho lasciato il lavoro per iscrivermi a Scienze Motorie.
4. Cosa ti ricordi del tuo debutto in panchina?
Dopo la fondamentale esperienza con papà ho iniziato ad allenare “in autonomia “ i pulcini, quindi il debutto è stato soft. Ricordo la grande voglia di entrare in campo per poter fare allenamento e cercare di trasmettere loro la mia passione per questo stupendo sport.
5. Quale è la gara che ricordi con più piacere della tua carriera da mister?
Siedo in panchina da tanti anni quindi mi risulta difficile scegliere una gara sola, ne cito alcune:
Giovanissimi classe 92: finale di coppa Veneto, Montecchio – Belluno 9-8 dopo i calci di rigore;
Giovanissimi classe 94: finale torneo di Solesino, Montecchio- Noventa Padovana 5-3 rigori anche qui;
Pulcini classe 2005 (allenavo il Vicenza): finale torneo Pettucco, Vicenza – Atalanta 1-0;
Allievi classe 2000: finale torneo Città di Vicenza, Montecchio – Malo 4-0;
Giovanissimi classe 2005: campionato sperimentale Venezia – Montecchio 2-3.
6. Quali caratteristiche deve possedere un buon allenatore?
La lista sarebbe lunga ma credo che innanzitutto un mister, del settore giovanile, debba essere un buon esempio per i ragazzi che allena. Poi dal punto di vista tecnico penso che allenatori “da allenamento” ce ne siano tanti, mentre, allenatori “da partita” molti di meno. Quindi saper leggere la partita è una dote fondamentale.
7. Ti trovi bene a Montecchio e come vedi la tua squadra?
Montecchio per me non è una semplice società sportiva è una seconda casa; ogni anno ci sono nuovi giocatori, allenatori, dirigenti, ma è sempre come essere in famiglia. Dei miei 21 da mister ne ho passati 20 all’ombra dei castelli, lo stadio è intitolato a mio nonno materno, mio papà ha allenato qui per più di 50 anni.
Qui si può fare calcio in maniera professionale e la società ti mette sempre nelle migliori condizioni per lavorare bene.
Per quanto riguarda la mia squadra, i giovanissimi 2005, che ho iniziato a seguire la scorsa stagione, è un buon gruppo con il quale è molto facile lavorare. Peccato che ci siamo dovuti fermare sul più bello, quando potevamo vantare una buonissima posizione di classifica e raccogliere i frutti del lavoro svolto in questo anno e mezzo.
8. Qual è il tuo sogno come allenatore?
Poter continuare a seguire il settore giovanile, meglio se giovanissimi o allievi. Amo stare in campo, preparare gli allenamenti, respirare l’atmosfera del pre partita. Per quanto mi riguarda è fondamentale poterlo fare in una società come Montecchio, dove i ragazzi che ti vengono messi a disposizione sono predisposti all’attività e ti trasmettono continuamente nuovi stimoli per migliorare.
9. Come ti trovi con i tuoi dirigenti ?
Bene, mi danno una grossa mano per non far mancare nulla ai ragazzi.
10. Proseguono gli allenamenti da casa della tua squadra?
Diciamo che siamo partiti con una linea che mirava a tenere in forma i ragazzi per una ripresa, poi con il passare del tempo e l’aumentare delle restrizioni è diventato difficile essere “incisivi”. I ragazzi hanno capito che ormai la stagione è andata quindi con il passare del tempo sarà sempre più difficile trovare gli stimoli giusti.
11. Come stai vivendo questa Pandemia?
Chiaramente mi manca la quotidianità, il campo da calcio, gli amici. Comunque colgo il lato positivo della situazione, infatti, passo molto tempo con mia moglie Stefania e il nostro piccolo Nicoló.
12. .Cosa vorresti dire a tutte le persone in questo momento?
Dobbiamo trarre degli insegnamenti da questa situazione cercando di capire quali sono veramente le cose importanti ovvero gli affetti e la salute su tutto.
Grazie Coach