PULCINI 2010
Cognome: Pepe
Nome: Matteo
Ruolo: Allenatore
Ciao Matteo volevo farti qualche domande
1. Prima di iniziare ad allenare giocavi a calcio?
Si giocavo a calcio ma ho dovuto smettere presto per infortuni.
2. Dove hai giocato prima di fare l’allenatore e in che ruolo?
Ho giocato a Montecchio fino all’ultimo anno di allievi. Nelle tre stagioni successive ho giocato a Sarego con una piccola parentesi al Boca. Gli ultimi due anni sono stato a Sovizzo. Giocavo esterno. Ero quello che correva.
3. Come mai hai deciso di fare il mister?
Mi mancava il calcio, il campo e tutte le emozioni che crea. Volevo prendere esempio da persone che ho incontrato mentre giocavo e che sono state molto importanti per me. Tutto questo, unito alla felicità che portavano i bambini in campo e alle soddisfazioni che davano, ho trovato la mia strada. Così ho deciso di fare il Mister.
4. Cosa ti ricordi del tuo debutto in panchina?
Del mio “debutto” ricordo la fiducia in me e le “pacche sulle spalle” delle persone con cui lavoravo e che mi aiutano ancora oggi a crescere. E’ stata la prima volta che ero da solo, che dovevo parlare alla squadra e che dovevo prendere tutte le decisioni. E’ stato duro, intenso e bellissimo.
5. Quale è la gara che ricordi con più piacere della tua carriera da mister?
Avendo cominciato da poco ad allenare e avendo lavorato con bambini o ragazzini delle medie, non ho grandi ricordi di risultati di gare. Le soddisfazioni più grandi non sono venute da gare vinte ma atteggiamenti e situazioni. Vedere che la tua squadra si comporta come ti comporteresti te, dentro e fuori dal campo, è la cosa più bella.
6. Quali caratteristiche deve possedere un buon allenatore?
Deve “ricordarsi” cosa vuol dire avere l’età dei bambini che si allena.
7. Ti trovi bene a Montecchio e come vedi la tua squadra?
Essere a Montecchio è un po’ come essere a casa. Quando sono tornato ho ritrovato moltissime persone che mi hanno visto crescere e che, in qualche modo, hanno contribuito ad essere chi sono adesso. Il giorno più emozionante è stato quando ho ritrovato per la prima volta tutti gli autisti. Sono dei nonni che mi facevano fare merenda in pulmino e che mi svegliavano quando la sera mi riportavano a casa. Il bello della mia squadra è che siamo dei casinisti. Dove andiamo ci facciamo riconoscere. Penso sia fondamentale per i bambini. Libertà ma con delle regole ovviamente. Della squadra fanno parte anche i genitori e posso dire di essere stato molto fortunato però non aggiungerò altro perché si “montano la testa”.
8. Qual è il tuo sogno come allenatore?
Spero di poter vivere il calcio con la mentalità che mi piace, con cui sono cresciuto e che sto cercando di trasmettere.
9. Come ti trovi con i tuoi dirigenti ?
I miei dirigenti sono un po’ come me. Sono un po’ “fuori di testa” ma comunque genitori responsabili. Sono perfetti. Siamo riusciti a creare “un’isola” felice.
10. Proseguono gli allenamenti da casa della tua squadra?
Gli allenamenti proseguivano. E’ sempre più difficile stimolarli a casa, con ambienti diversi e con la voglia di giocare con qualcuno sempre più grande. Ci videochiamiamo spesso e parliamo molto. Sono a casa da tanto tempo e adesso, per loro, trovo molto più importante fare due chiacchere che farli giocare.
11. Come stai vivendo questa Pandemia?
La Pandemia la sto vivendo abbastanza serenamente solo perché non ho nessun familiare o amico contagiato.
12. .Cosa vorresti dire a tutte le persone in questo momento?
Seguite le indicazioni che ci danno.
Grazie coach