1. Prima di iniziare ad allenare giocavi a calcio?
Si, ho cominciato a giocare all’età di 12 anni fino ai 35.
2. Dove hai giocato prima di fare l’allenatore e in che ruolo?
Ho fatto le giovanili alla Serenissima, poi Arcugnano, San Lazzaro e di nuovo Serenissima (prima della fusione col San Lazzaro). Poi ho fatto un paio d’anni al torneo del Sabato e infine in Aics. Sempre col ruolo di centrale difensivo o esterno di difesa
3. Come mai hai deciso di fare il mister?
Avevo deciso di smettere col calcio per via degli infortuni ai crociati di entrambe le ginocchia. Dopo un poi d’anni un amico, nonché ex compagno di squadra, mi chiese di aiutarlo coi piccolini. Lì è ripartito tutto e non ho più lasciato i campi. Il calcio è anche questo, la soddisfazione di poter insegnare ai piccoli la passione e il gioco in se sapendo che loro ti restituiranno la gioia.
4. Cosa ti ricordi del tuo debutto in panchina?
A dire il vero non è stato un vero e proprio esordio in panchina. Ho iniziato con i piccoli amici per poi passare subito ai pulcini. Lì non mi sentivo un mister, ma un compagno di giochi, ed è stata la chiave giusta per poter fare bene il mio lavoro e… divertirmi con e più di loro.
5. Quale è la gara che ricordi con più piacere della tua carriera da mister?
A dire il vero ne ho due. La prima coi giovanissimi sperimentali qui a Montecchio. Per vicissitudini societarie, a gennaio di due anni fa mi è stato chiesto di portare a fine campionato i 2004, per i quali facevo da secondo a mister Plumitallo (anche lui mandato ad allenare i più grandi). In quella prima settimana si giocava il big match Belluno-Montecchio (loro primi, noi secondi). Era veramente una prova dura per me. Fortunatamente i ragazzi hanno saputo fare il loro dovere (e probabilmente io le scelte giuste, aiutato dal buon Dio) ed è finita 1-0 per noi. Partita al cardio palma da cui ho capito molto di quello che può essere il calcio che conta. La seconda invece è stata la finale del mundialito coi 2008. Ultima partita del girone, ci giocavamo tutto, noi obbligati a vincere e invece ai nostri avversari bastava il pareggio per portarsi a casa la coppa. A 4 minuti dalla fine i nostro bomber viene a recuperare palla in rimessa laterale vicino a me. Lo vedo con gli occhi lucidi e nervoso, gli vado vicino e gli dico di trasformare le lacrime in grinta in campo. Risultato… subito dopo segna un gol in rovesciata (a 9 anni) ed è venuto giù il menti e un minuto dopo la doppietta… coppa conquistata! È stata una situazione da non credere. A volte nel calcio basta poco
6. Quali caratteristiche deve possedere un buon allenatore?
Per quanto riguardo l’attività di base un buon allenatore deve essere imparziale, psicologo, avere conoscenza e saperla trasmettere con un linguaggio appropriato, essere animatore ma anche insegnante bacchettone, far sentire tutti importanti allo stesso momento senza far pesare di fronte agli altri gli errori….. insomma come dire… semplice fare il mister dei piccoli 😁
7. Ti trovi bene a Montecchio e come vedi la tua squadra?
Questa è la mia quinta stagione a Montecchio e mi sono sempre trovato bene. Non ho mai avuto ostacoli e ho sempre trovato colleghi preparati e disponibili a mettere le proprie conoscenze in condivisione, come ho fatto anch’io, per una crescita professionale e costruttiva per la società.
8. Qual è il tuo sogno come allenatore?
Il mio più che un sogno è un percorso… ovvero crescere piano piano riuscendo ad allenare tutte le categorie giovanili prima di approdare in una prima squadra. Secondo me è fondamentale per far bene in futuro
9. Come ti trovi con i tuoi dirigenti ?
Bene, sono alle prime armi come dirigenti ma la collaborazione tra di noi in sintonia ha superato le difficoltà iniziali
10. Proseguono gli allenamenti da casa della tua squadra?
Si proseguono a singhiozzo. Molti hanno spazi per poter fare gli esercizi coordinativi e di gestione della palla che ho mandato. Altri, non avendoli, sono solo un po’ più limitati nel tempo per farlo. Il bello e che mi rendono partecipe inviandomi video e richieste di consigli su come farli al meglio
11. Come stai vivendo questa Pandemia?
Al lavoro tutti i giorni. A me questa situazione ha aumentato il lavoro, dovendo anche rinunciare ai giorni di riposo settimanali, ma lo faccio volentieri per il bene di tutti
12. .Cosa vorresti dire a tutte le persone in questo momento?
Seguite al meglio i consigli e rispettate le regole adesso più che mai. A voi sembrerà banale e noioso. Vi posso assicurare che non lo è. È un sacrificio che vale UNA VITA.
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